Quando si organizzano viaggi di pesca in posti lontani e dalla natura a volte ostile si pensa mille volte a cosa portare anche perché il viaggio inizia al momento della prenotazione dei posti in aereo e quindi molto tempo prima e dal quel momento in poi l’orologio sembra muoversi molto…troppo lentamente.

All’improvviso arriva il momento della partenza, sull’attrezzatura non ho il minimo dubbio, almeno 12/14 scatole di mosche, abbigliamento tecnico a strati : leggero intermedio e pesante e poi più leggero, intermedio/leggero, intermedio/pesante , super pesante….qualcosa dovrò pur lascare a casa…. È arrivato il momento di partire e devo ripensare ancora al bagaglio, di una cosa sono certo, sicuramente non avrò bisogno di portarmi dietro una farmacia intera, qualche cerotto e un antidolorifico qualsiasi possono bastare….antistaminico?? Ma no…a cosa voglio essere allergico in Islanda…

Cosi si parte, siamo in 4 io, Enrico, Gabriele e Stefano, naturalmente all’andata siamo in anticipo su ogni tabella di marcia e una volta arrivati al lodge troviamo ancora gli ospiti precedenti che ancora devono andarsene ma noi ci stiamo pescando addosso….

Così il primo pomeriggio di pesca lo passiamo sulla parte bassa del Reykjadalsa, in questo tratto il fiume sembra quasi un chalk stream, acque trasparenti, flusso moderato, aree limitrofe che sembrano paludose, le catture si susseguono, trote di ogni taglia dalle più piccole a quelle intorno ai 35 cm salgono su grossi bomber neri

Il mattino successivo è il primo giorno di pesca vero, ci simo riposati dopo il lungo viaggio e siamo pronti a scoprire  il fiume, decidiamo di dirigerci verso le pool centrali da 51 a 61, dividendoci il tratto e intorno alle 11 abbiamo tutti già preso diverse brown trout, Enrico ha catturato il primo Salar della vacanza e Gabriele , mentre passa vicino a me mi racconta di come abbia perso, praticamente sotto i piedi, il suo salmone.

A questo punto io e Stefano decidiamo di salire verso la pool 61 camminando fuori dall’acqua in mezzo a della strana erba alta e dura, come la natura che ci circonda. Arrivati alla pool mi chino leggermente, quasi nascondendomi in quest’erba che mi accerchia, lancio e appena il piccolo wooly bugger nero tocca l’acqua una freccia d’argento salta ad afferrarlo per poi tornare a nascondersi nell’acqua profonda….lo ferro con forza e li inizia la corsa, mia nei prati e sua nell’acqua, dopo circa 20/25 min  e con l’aiuto di Stefano che si getta in acqua a prenderlo per la coda  riesco a farmi fotografare con un Salar di circa 10 kg e 100 cm.

A questo punto, con le gambe ancora tremanti, prendo la borraccia dal marsupio, in mezzo all’erba,  e bevo un lungo sorso d’acqua….opsss….credo mi abbia pizzicato qualcosa….no…non devo dargli peso, devo continuare a pescare….cosi si continua e continuano anche le nostre catture per tutto il giorno e per i giorni a seguire, salmoni di una taglia media di circa 70/75 cm oltre a brown trout dai colori veramente splendidi e di notevole taglia, catturate a mosca secca, sembre con i bomber, la parte alta, quella del canyon del Reykjadalsa è fantastica, mi ha proprio incantato…ma con il passare dei giorni la puntura si è trasformata in enormi bolle sulle braccia…poi sul collo, allora metterò il buff e continuerò a pescare, peccato che quel buff è ormai  pieno di spore della famosa erbaccia….e a questo punto che Enrico vedendomi mi parla dei famosissimi Sennerù :-( ….

Cosi sono costretto a cercare una farmacia, Enrico, che intanto ha catturato il suo quinto salmone e Stefano decidono di venire con me cosi da approfittarne per fare un uscita in barca nella vicina baia di Husavik per avvistare le balene, la pesca continuerà ancora per un paio di giorni primi di iniziare il rientro verso casa con catture di trote di eccezionale taglia e livrea .

Bene….sono a casa e sto ancora sistemando la valigia e vedo le scatole di mosche  che ho portato con me, sono tantissime e li funzionavano solo 2 tipi di artificiali, ed io cosa ho lasciato a casa? L’unica cosa che mi sarebbe servita davvero.